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Madonna dell'Assunta

 

 

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La chiesa risale alla seconda metà del ‘400: fu costruita dall’architetto Nicolao Monti nel 1485. Inizialmente venne intitolata a santa Maria della Consolazione: la chiesa infatti fu eretta per un voto fatto dalla comunità Ortese, nel caso fossero sopravvissuti alla pestilenza che dilagava in quegli anni. Si dice che la chiesa fosse stata costruita in un luogo dove ne era già presente una più antica, fondata da san Giulio, la cui esistenza era già documentata a partire dal 1217.

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Disegno di G.Prelli


Nel secolo successivo la chiesa venne intitolata alla Madonna dell’Assunta: ciò accadde ufficialmente nel 1560, quando essa ottenne diritti parrocchiali, anche se, nei documenti ufficiali, il titolo di parrocchiale di Santa Maria Assunta apparve soltanto verso il 1700.

La chiesa si trova al culmine di una salita pavimentata con ciottoli di fiume (salita della Motta) fiancheggiata da palazzi e, essendo Orta uno dei più famosi luoghi per il suo Sacro Monte, si può pensare a questa ascesa come una sorta di “percorso di redenzione”; la chiesa è affiancata da un campanile tardoromanico del 1505, costruito con massi granitici squadrati e caratterizzato da una cella campanaria con monofore, bifore e trifore.

La facciata “giallo oro” si presenta con una struttura a salienti “ammorbidita” dalle curve che richiamano il Barocco ed è abbellita da stucchi: essa culmina con una statua della Madonna e due angeli. La facciata è una ricostruzione del 1941 dell’architetto Carlo Nigra, mentre il protiro (al quale si accede per mezzo di tre scalinate, una centrale più antica e due laterali costruite successivamente) risale al ‘600.

L’architrave del portale, realizzato in serpentino d’Oira grezzo, è più antico del protiro stesso, forse con parti ricavate dalla chiesa di San Nicolao al monte e da quella di San Bernardino. La pietra di coronamento orizzontale è lavorata con motivi stilizzati e, al centro, vi è la sigla di san Bernardino; questi motivi sono ripresi anche nelle lesene. 
I capitelli hanno una simbologia romanica e fanno pensare a un’epoca anteriore, infatti si può notare che sono stati staccati dalla struttura precedente, specie in alto dove dovrebbero trovare un legame con la parte interna.

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I bassorilievi sui capitelli di sinistra rappresentano foglie di quercia (simbolo di forza e di immortalità), quelli di destra riportano invece due civette (che possono avere un significato sia negativo, in quanto la civetta è uccello notturno, sia positivo in quanto l’uccello può vedere nell’oscurità, così come Cristo vede nelle tenebre e porta luce che libera dal male) e, molto particolare, un motivo con due pastori, due cani, una pecora e una stella (i cani sono simbolo di fedeltà, la pecora/agnello di purezza e la stella richiama la rappresentazione tradizionale della Vergine).

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Disegno di G.Prelli

Così la chiesa veniva descritta da Francesco Provera, prevosto di Orta, nel settembre del 1941:

La nuova artistica facciata si ricollega coll'ambiente interno. E' opera dell'arch. Carlo Nigra. Il nome è garanzia di nobiltà di linea, di genialità di dettagli, di collegamento sapiente col vecchio fabbricato. La " Motta” ha un degno coronamento, ora: a metà bisogna sostare in ammirazione: dalle comode, antiche scalinate, al portale classico di forma, l'occhio scorre e s'innalza a tutto l'edificio: la gioia visiva si trasforma in godimento musicale: vi sembrerà di udire un duetto classico, una melodia nuova così aderente a vecchi accordi da sembrare di un solo genio creatore, "unico vortice di duplice fiamma”. Osservate i nuovi stucchi, sparsi a profusione che ricalcano vecchi e graziosi ornamenti di porte, di balconate di palazzi ortesi, salite al centro, al grande affresco che vivifica tutta la facciata ed è l'inizio della gloria e dei dolori di Maria, e fermate lo sguardo alla grande statua dell'Assunta del prof. Capuccini: sul culmine, colle braccia ed il volto protesi in alto vi invita ad elevarvi dalla Croce alla Luce, dall'ombra alla Verità, dalla terra al Cielo. Ora potete salire al tempio: ma fermatevi dinanzi al portale: è un enigma. Milleduecento o millequattrocento? È un gioiello grezzo elegante e rozzo su cui anche il nostro Verdina e con lui altri competenti non sanno fissare una data.. E quei due curiosi acqua santini esterni? Vi avvertono di entrare in Chiesa non come farisei ma coi sensi del pubblicano, umili e purificati.

Renato Verdina, La parrocchiale di Orta dalle origini ai restauri del 1941, Novara, Tipografia Provera, 1941.

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La facciata originale del 1892 e la facciata di oggi (con le modifiche apportate dall’architetto Carlo Nigra). Disegno di Rovellotti Matteo.

L’interno

La chiesa all’interno si divide in tre navate: quelle laterali sono divise da quella centrale con pilastri di granito i quali sorreggono gli archi a tutto sesto.
L’attenzione viene però catturata dall’altare d’oro (legno dorato a bolo) in cui sono rappresentate scene tratte dall’Antico Testamento.

L’abside è rivolta a monte (il pavimento per raggiungere l’altare è infatti lievemente in salita): la volta, sovrastante il coro, è completamente affrescata con angeli volanti, opera riconducibile ai fratelli Orgiazzi di Varallo.

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Sullo sfondo dell’abside vi è una pala lignea con un’aurea cornice la quale rappresenta la Vergine Assunta in cielo: sulla base del quadro si può trovare l’iscrizione latina “Assumpta est Maria in coelum gaudent angeli” e la data, 1790, probabilmente riferita alla cornice di influenza tardo-barocca. La pala rappresenta gli apostoli che, in semicerchio, contemplano da una parte il sepolcro vuoto di Maria e dall’altra la Vergine Assunta fra la gloria degli Angeli. Solitamente si tende ad attribuire questa tavola a Fermo Stella da Caravaggio, anche se non si hanno notizie certe.

Il coro è realizzato in noce e, sulle pareti sopra di esso, vi sono quadri risalenti al 1700/1701 circa. Due di questi, rappresentanti angeli musicanti, sono attribuiti al Morazzone, mentre gli altri due, attribuiti al Legnani, raffigurano rispettivamente l’Immacolata Concezione (in cui Maria e Gesù Bambino schiacciano con il piede un drago, simbolo del male) e il transito della Madonna.

Arrivando dall’entrata si vede l’Assunta incoronata dalla Trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo) e presso le finestre ai lati (una finta e l’altra vera) vi sono angeli e putti.

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Ai lati della Cupola vi sono affreschi incorniciati da cornici auree dove sono riprodotte figure bibliche: sulla destra dello spettatore si trova una raffigurazione di re Salomone che si leva dal trono per accogliere la madre Betsabea. Sopra la scena si nota l’iscrizione latina “surrexit rex in occursum eius” (“il re si alzò per andarle incontro”).

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A sinistra la stessa rappresentazione con l’iscrizione “Sedet ad dexteram eius” (“ed ella si sedette alla sua destra”). In questo caso è evidente il parallelismo tra Salomone e Cristo, che accolgono la madre e ne ascoltano le preghiere.

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Nelle vele della navata maggiore continuano le raffigurazioni bibliche. Sono, in particolare, storie delle donne dell’Antico Testamento, le quali vengono accostate alla figura dell’Assunta: l’incoronazione di Ester, la storia di Giaele, la vicenda di Sisar fino ad arrivare alle gesta di Giuditta e Oloferne (che occupa tre medaglioni). Questi affreschi furono eseguiti nella seconda metà del XVIII secolo dal pittore Luca Rossetti con la collaborazione, per le finte architetture, dei f.lli Orgiazzi, noti quadraturisti.

Sulle pareti laterali sopra agli archi a tutto sesto vi sono cinque quadri, di autori diversi, in cui sono rappresentate scene della vita di Maria: la nascita della Madonna, la Presentazione al Tempio, lo Sposalizio di Maria, la Visitazione e la Pentecoste.

Le Cappelle

Cappella dell’Immacolata: situata alla fine della navata destra, a fianco dell’altare Maggiore, contiene una nicchia in cui è collocata una statua di legno dell’Immacolata (1783) che con un piede calpesta la testa di un drago recante un pomo in bocca e trafitto da una freccia.

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Intorno alla nicchia sono stati dipinti a tempera degli Angeli da C. Grossi nel 1922.

Alla fine della navata sinistra si trova la Cappella del Sacro Cuore.

Nella navata sinistra si trova la Cappella della Cena con una grande tela, copia de “L’Ultima Cena” di Gaudenzio Ferrari, che si trova nella chiesa di Santa Maria della Passione di Milano (1541-1542), e una statua lignea raffigurante Gesù morto, in una teca (risalente al 1800 circa). L’altare è realizzato con marmobianco bardiglio di Carrara, marmo verde di Varallo, ardese bergamasco e nero. Ai lati della cappella vi sono due statuette lignee che rappresentano san Giulio e san Francesco.

La Cappella del Rosario si trova nella navata laterale destra. All’interno di una nicchia domina dall’altare, fra due colonne marmoree, la bianca statua della Madonna del Rosario, opera del Beretta.
La cappella venne affrescata dal pittore Cantalupi (la data si aggira intorno al 1765/1770); sulle lesene laterali raffigurò i “Misteri del Rosario”, in piccoli quadri, con cornici barocche. Sono rappresentate con una monocromia la Visitazione,l’Annunciazione e una Natività.

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Sono inoltre affrescati con uno stile classicheggiante, circondati da ghirlande, quattro medaglioni con alcuni episodi del “Cantico dei Cantici”. Inoltre sulle pareti laterali sono riconoscibili a sinistra un guerriero Martire, forse san Maurizio, e san Carlo Borromeo, a destra san Gerolamo e santa Caterina d’Alessandria con la ruota dentata. Un quadro raffigurante san Carlo in processione, durante la peste, mentre porta la Croce con il sacro Chiodo è attribuito a Giulio Cesare Procaccini(pittore che operò principalmente nel nord Italia).

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Sotto l’altare si trovano le spoglie (ossa ricoperte di cera) della martire santa Concordia, trasferite a Orta il 7 giugno 1680.

Stemma di Orta e collegamenti con l’Assunta

 “Quante cose belle nella nostra bella Parrocchiale! Avevano

tanta fede i nostri antenati, e sapevano rivesti la di forme

geniali e durature nei secoli ! Per la Chiesa poi, casa della

gioia e del pianto, del perdono, della luce e del riposo dell'anima,

ciascuno portava il suo contributo: ogni pietra è quasi animata e

vi potrebbe raccontare di quali vicende

intime od esterne fu testimone! La nostra sorse per voto

della Comunità di Orta scampata dalla peste per intercessione

di Maria, la Madre Consolatrice. Ecco perchè vi si

nota una preoccupazione amorosa e grata.,,

Si nota dalle parole del Prevosto di Orta Francesco Provera la devozione della comunità ortense nel corso dei secoli per la Vergine Maria. Infatti è possibile ritrovare all’interno dello stesso stemma di Orta un simbolo che riconduce alla Vergine (solitamente una corona) probabilmente per la stessa ragione per cui è stata costruita la Chiesa di Maria della Consolazionee poi dell’Assunta, cioè l’aver liberato la popolazione dalla peste.

FONTI

- Renato Verdina, La parrocchiale di Orta dalle origini ai restauri del 1941, Novara, Tipografia Provera, 1941.

Ricerca e fotografie di Rovellotti Matteo.


 

Santa Maria Assunta Parish Church

The church dates back to the second half of the fifteenth century: it was built by the architect Nicolao Monti in 1485. The church was originally named Santa Maria della Consolazione (fig. 2): indeed, it was built to fulfil a vow made by the community of Orta if they were spared from the plague that spread through the area in those years. The church is thought to have been built on the site of a previous, older church founded by San Giulio, the existence of which was documented as early as 1217.
In the following century the church was named after the Assumption of the Virgin Mary (Madonna dell'Assunta): this officially took place in 1560, when the church acquired its parish rights, although the parish name of Santa Maria Assunta did not appear in official documents until around 1700.
The church is situated at the top of a cobbled ascent (salita della Motta) flanked by palaces and, given that one of the reasons Orta is most famous is its Sacro Monte, the ascent may be considered a sort of "trail of redemption"; at the side of the church is a late-Romanesque bell tower built in 1505 with squared granite stone and characterised by a belfry with single-lancet windows, mullioned windows and three-mullioned windows.
The "golden yellow" façade structure features salients "softened" by curves recalling the Baroque style and is adorned with stuccos: the façade culminates with a statue of the Virgin Mary and two angels. The façade is a 1941 reconstruction by the architect Carlo Nigra (Fig. 1), whilst the porch portal (entered via three staircases, one older central staircase and two side staircases built later) dates back to the seventeenth century.
The main beam of the portal, made of coarse marble from Oira, is older than the porch portal itself, with parts that may have been taken from the Church of San Nicolao on the mount and the Church of San Bernardino. The horizontal cornice stone is sculpted with stylised motifs with the initials of San Bernardino in the centre; these motifs also feature on the pilaster strips. The capitals have a Romanesque symbolism and evoke an earlier period. Indeed, you can see that they have been removed from the previous structure, particularly at the top, where they should connect to the interior part. The bas reliefs on the left-hand capitals depict oak leaves (a symbol of strength and immortality) (Fig. 3), while those on the right depict two owls (which could have both negative connotations, since the owl is a night bird, and positive connotations, since the bird can see in the dark, like Christ who sees in the darkness and brings light which frees from evil) and, of particular interest, a motif featuring two shepherds, two dogs, one sheep and a star (dogs are a symbol of loyalty, the sheep/goat is a symbol of purity and the star evokes the traditional representation of the Virgin Mary). (Fig.4-5)

The interior

Inside, the church is divided into three naves: the side naves are separated from the central nave by granite columns supporting curved arches. However, the visitor's attention is drawn to the gold-plated altar (Fig. 6) depicting scenes from the Old Testament. The apse faces the mount (indeed the floor leading to the alter is slightly uphill): the vault above the choir is completely frescoed with flying angels painted by the Orgiazzi brothers from Varallo.
In the recess of the apse there is a wooden altarpiece with a gold frame depicting the Assumption of the Virgin Mary: on the base of the picture is an inscription in Latin "Assumpta est Maria in coelum gaudent angeli" and the date, 1790, which probably refers to the late-Baroque style frame. The altarpiece shows the apostles who, in a semicircle, look at the empty tomb of Mary on one side and, on the other side, the Virgin Mary ascended to heaven and sitting amongst angels. This picture is usually attributed to Fermo Stella da Caravaggio, although no definite references exist.
The choir is made of walnut and, on the walls above it, are pictures dating back to circa 1700/1701. Two of these, which depict angels playing music, are attributed to Morazzone, whilst the other two, attributed to Legnani, depict the Immaculate Conception (in which the Virgin Mary and Jesus are stamping on a dragon, the symbol of evil) and the Transition of the Virgin Mary respectively.

From the main entrance you can see Our Lady of the Assumption crowned by the Holy Trinity (Father, Son and Holy Spirit) and at the side windows (one false and one real) there are angels and puttos. (Fig. 7) On the side of the cupola are gold-framed frescoes depicting biblical figures: on the visitor's right is a painting of King Solomon rising from the throne to welcome his mother Betsabea. Above this scene is a Latin inscription "surrexit rex in occursum eius" ("the king rose and went towards her") (Fig.8)
On the left is the same picture with the inscription "Sedet ad dexteram eius" ("and she sat on his right hand side") (Fig.9). The similarity between Salomon and Jesus Christ here is obvious, with both welcoming their mothers and listening to their prayers.
Biblical depictions continue in the rib vault of the main nave. More specifically, these relate to stories of women from the Old Testament, who feature alongside Our Lady of the Assumption: the coronation of Esther, the story of Yael, the Sisera affair and up to the deeds of Judith and Holophern (which takes up three medallions). These frescoes were painted in the second half of the eighteenth century by Luca Rossetti, with the help of the Orgiazzi brothers, well-known quadrature painters, for the architecture pieces.
On the side walls, above the rounded arches, are five paintings by various artists, depicting scenes from the life of the Virgin Mary: The Birth of the Virgin Mary, her Presentation at the Temple, the Wedding of the Virgin Mary, the Visitation and Pentecost.

The Chapels

The Chapel of the Blessed Virgin: located at the end of the right-hand nave, next to the main altar, the chapel contains a niche housing a wooden statue of the Blessed Virgin (1783) who with one foot stamps on a dragon with an apple in his mouth and is pierced by an arrow. (Fig.10)
Around the niche are some tempera paintings of angels painted by C. Grossi in 1922.
At the end of the left-hand nave is the Chapel of the Sacred Heart.

In the left-hand nave is the Chapel of the Last Supper with a large canvas, a copy of "The Last Supper" by Gaudenzio Ferrari, which can be found at the Church of Santa Maria della Passione in Milan (1541-1542), and a wooden statue of a deceased Jesus, in a case (dating from circa 1800). The altar is made of white marble from Carrara, green marble from Varallo. On the sides of the chapel are two wooden statuettes of San Giulio and San Francesco.
The Chapel of the Rosary is situated in the right-hand nave. Inside a niche, a white statue of Our Lady of the Rosary by Beretta, set between two marble columns, dominates from the altar.
The chapel was frescoed by Cantalupi (circa 1765/1770); the "Mysteries of the Rosary" are depicted on the side pilaster strips in small pictures with Baroque frames. Monochrome pictures of the Visitation, the Annunciation and a Nativity scene are also featured (Fig. 13). The frescoes also include four medallions featuring episodes from the "Song of Songs" painted in a Classic style and encircled with garlands. Further, the side walls feature a Martyr fighter, San Maurizio and San Carlo Borromeo on the left and San Gerolamo and Santa Caterina d'Alessandria, with breaking wheel, on the right. A picture of San Carlo in a procession during the plague and carrying a Cross bearing Holy Nails (Fig. 14) is attributed to Giulio Cesare Procaccini (a painter who worked primarily in northern Italy).
Under the altar are the waxed bones of the martyr Santa Concordia, transferred to Orta on 7 June 1680.