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Madonna del Sasso

Il santuario della Madonna del Sasso si trova nell’omonimo comune nella frazione di Boleto, a 638 m s.l.m.. Da esso si gode di una straordinaria vista sul lago d’Orta in quanto la chiesa sorge su uno sperone di bianca roccia granitica della cava di Alzo, che per secoli venne utilizzata come pietra da taglio; proprio a causa del suggestivo panorama, il piazzale in cui sorge la chiesa è detto “Il balcone del Cusio”. In origine al posto del santuario vi era solamente una croce di legno posta nel Cinquecento dopo la morte della bellissima figlia di un’ostessa di Pella. La leggenda narra che il marito Aycardo spinse la donna  giù dal dirupo in quanto, tornato da una guerra, sospettava di essere stato tradito da questa con un soldato inglese. La moglie cadendo riuscì ad aggrapparsi ad un ramo di un cespuglio ed il marito, pentitosi tentò di salvarla. Ma la donna, non fidandosi, non si aggrappò al braccio del marito e si suicidò lasciandosi cadere. In seguito fu costruita una cappella anche essa del XVI secolo circa, dedicata alla Madonna Addolorata. Il piazzale della chiesa invece era popolato dalle donne del paese le quali qui si recavano per candeggiare la tela, e proprio per questo motivo era denominato "il prato della tela”.

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L’inventario del 1718 del notaio Zanotti non parla più di una cappella ma di una chiesa con “la facia verso sera et il choro verso mattina con suo porticho avanti”, ed è citato anche un piccolo campaniletto. Sul luogo divenuto famoso per le molte grazie avvenute, venne costruita la  chiesa che, in una nicchia della sacrestia, conteneva la statuetta miracolosa dellaMadonna del Rosario. Nel medesimo inventario viene riferito che la chiesa aveva un solo altare dedicato alla Beata Verginee che sull’altare vi era un’ancona fatta a olio con dipinti la Pietà, la Vergine ed altri Santi. Attorno vi erano i quindici misteri del Rosario
L’attuale santuario fu iniziato nel 1725 a spese del boletese residente a Milano Pietro Paolo Minola, che lo volle, a seguito di una grazia ricevuta nel 1706 dalla Madonna. Egli era un calzolaio boletese che aveva fatto fortuna a Milano. Del vecchio edificio rimane un masso considerato pietra sacra; si tratta di un grosso masso di granito inglobato nel parapetto che recinge il piazzale. Il complesso comprende la chiesa, la torre campanaria e la casa eremitale, che doveva essere alloggio di due padri Cappuccini e di un eremita. Nel 1748 terminarono i lavori per la chiesa mentre il completamento di campanile e casa eremitale risale al 1760. Il Vescovo di Novara nel 1771 consacrò il santuario.

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Due anni dopo,  il 1 Agosto 1773 il Minola donò al santuario il corpo del martire San Donato, legionario di Tebe (in Egitto), il quale fu ucciso nel 200 d.C. a Roma e precedentemente si trovava sepolto nelle catacombe di San Callisto.
La chiesa è a croce greca in stile barocco con due altari laterali, presenta una sola navata con tre altari e balaustre in marmo e coretti alla congiunzione dei bracci della pianta a croce.
Oggi l’urna con le ossa e il sangue di san Donato si trovano a sinistra, sull’altare di san Giuseppe. Solitamente gli scheletri dei martiri vengono posti in posizione supina. In questo caso invece il Santo è sdraiato su di un fianco, come se stesse dormendo. Al di sopra dell’urna si può ammirare una tela che rappresenta la morte di san Giuseppe, datata 1771-72.  L’opera è di Lorenzo Peracino, il quale affrescò il santuario secondo uno stile tipicamente barocco, con ricchezza di particolari finalizzati a provocare la meraviglia nello spettatore. Il tema fu richiesto dal Minola che nell’opera fece apporre il suo stemma in basso a sinistra. L’opera si ispira alla tela del Legnanino che si trova nel duomo di Novara.

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Sull’altare maggiore, dedicato alla Beata Vergine del Rosario, si trova una tavola del 1547, intitolata “Compianto su Cristo morto” e conosciuta come “Pietà”, di Fermo Stella da Caravaggio, allievo di Gaudenzio Ferrari
La Pietà raffigura Gesù che indossa sulle spalle un lenzuolo bianco ed è sostenuto da Nicodemo. Dietro a loro sono raffigurati Giuseppe d’Arimatea e san Giovanni. In ginocchio tra le pie donne si trova la Madonna, vestita di blu con un velo bianco. Ha il volto coperto di lacrime, con mani appoggiate al mento come ad indicare una manifestazione di dolore in modo contenuto. Ai piedi di Cristo si trova la Maddalena e dietro di lei san Giovanni, il quale flette leggermente il busto e guarda Gesù con uno sguardo che manifesta profondo e trattenuto dolore. A destra si trova la sorellastra di Maria, Maria di Cleofa, anche questa triste e sofferente. Gesù, san Giovanni, Maria e le pie donne portano un’aureola dorata. Il cielo appare cupo e minaccioso, come a ricordare il terremoto nel momento della morte di Gesù e sullo sfondo appare anche il monte calvario con delle croci.

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Sopra all’altare si trova un affresco del 1771, anch’esso di Lorenzo Peracino raffigurante l’Incoronazione della Vergine, ispirata a quella dipinta tra il 1764 e il 1767  nella cupola del santuario del Varallino a Galliate, a sua volta ispirata adAnnibale Carracci. Nel dipingere le quattro colonne che si trovano al di sopra dell’Incoronazione della Vergine, Peracino ha usato una prospettiva molto particolare: entrando in chiesa infatti le colonne appaiono piegate in avanti mentre percorrendo la navata esse sembrano raddrizzarsi. Ponendosi di fronte all’altare, camminando verso destra esse sembrano pendere sempre più verso sinistra, viceversa camminando verso sinistra esse sembrano pendere sempre più verso destra.

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Nel presbiterio si trovano l’Adorazione dei pastori, la Crocifissione, la Morte della Vergine e la natività di Maria, tutte e quattro opere di Lorenzo Peracino databili intorno al 1771 circa.
Nell’Adorazione dei pastoriGesù si trova al centro del quadro e tutti i personaggi sono intenti ad osservarlo. Il Bambinoemana una profonda luce che costituisce l’unica fonte luminosa del quadro. Dietro a Gesù si trova san Giuseppe che flette il busto verso il Bambino e tiene in mano un bastone. Di fianco a Gesù si trova Maria, vestita di blu e rosso ed intenta a ricoprire il figlio con un panno bianco. Intorno a questi si trovano i tre pastori inginocchiati e nell’atto di donare un agnello ed un bastone al Bambino. In secondo piano si trovano il bue, l’asinello e due donne e un uomo che assistono alla scena; la prima donna a sinistra, intenta a parlare indica con la mano Gesù. In alto si trovano due angeli che reggono una fascia sulla quale è scritto “Gloria in altissimis deo”. Quest’opera si ispira visibilmente alle versioni di Guido Reni.
Nei capitelli delle lesene è rappresentato un cuore trafitto, simbolo di Maria Addolorata, a ricordare che il santuario è ad esso dedicato.
Interessante è il grande organo del XVI secolo presente nel santuario, costituito da 700 canne e da una tastiera di 58 tasti.
Nel 1998, in occasione dei 250 anni dalla costruzione, l'intero complesso è stato completamente restaurato. Oggi il santuario è il punto di arrivo del percorso escursionistico “Le valli della fede”, che parte dal Biellese collegando diversi santuari della zona.
Le cappelle che si trovano nel piazzale antistante la chiesa erano degradate e prive di dipinti a causa del trascorrere del tempo; ora sono state restaurate in una prima fase e rappresentano cinque momenti della Passione.

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FONTI

- Marina dell’Omo, Fiorella Mattioli Carcano, Alfredo Papale, Madonna del sasso. Il santuario e la rupe: storia, arte e devozione, Novara, Interlinea, 1998.

Un sentito ringraziamento a Don Antonio, parroco del Santuario della Madonna del Sasso.

 Ricerca e fotografie di Sara Monzani.